Onorevoli Colleghi! - Il tema della responsabilità sociale delle imprese e, di conseguenza, le questioni riguardanti i diritti dei lavoratori e dei consumatori, nonché la tutela ambientale, sono da anni oggetto di discussioni e di riflessioni in ambito nazionale, europeo e mondiale.
      La Commissione delle Comunità europee, nel luglio del 2001, ha presentato un Libro verde, «Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese», con il quale si avvia un vero e proprio dibattito sulla responsabilità sociale delle imprese (RSI). Il documento definisce la RSI come «l'integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate» e individua le modalità di costituzione di una struttura europea che promuova tale concetto.
      Già nel 1993, il Presidente della Commissione europea Jacques Delors, nel Libro bianco «Crescita, competitività ed occupazione. Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo» ha sollecitato alle imprese europee un loro impegno nella lotta contro l'esclusione sociale, al fine di costruire un'economia competitiva e solidale.
      Facendo seguito alla strategia individuata dal Libro bianco, il Consiglio europeo

 

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di Lisbona (23-24 marzo 2000) ha sottolineato l'importanza strategica della RSI, affinché l'Europa diventi «(...) l'economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione e da una maggiore coesione sociale (...)». In quella sede, il Consiglio ha invitato le imprese europee allo sviluppo di buone pratiche, ad una sana organizzazione del lavoro, ad una politica di inclusione sociale.
      In sostanza, il concetto di responsabilità sociale delle imprese significa che esse decidono, di propria iniziativa, di contribuire a migliorare la società, cioè di investire maggiormente nel capitale umano, nell'ambiente e nei rapporti con le parti interessate, al fine di conciliare le ragioni della competitività con quelle dello sviluppo sociale.
      Compito del legislatore è quindi quello di accrescere il senso di responsabilità delle singole imprese, inducendo le stesse a riconoscere l'aspetto sociale come una delle componenti «dell'essere impresa» e a inverare il principio che ciò può avere un valore economico diretto.
      La definizione di una più forte identità delle aziende, nel quadro delle grandi trasformazioni in atto, è cosa particolarmente attesa dai cittadini europei ed italiani e si trova in linea con le conclusioni del Consiglio europeo di Goteborg (15-16 giugno 2001), nelle quali si afferma che, nel lungo termine, la crescita economica, la coesione sociale e la tutela dell'ambiente andranno di pari passo.
      Inoltre, nel marzo 2006, con la comunicazione della Commissione europea sulla responsabilità sociale d'impresa, vengono delineate le strategie e le iniziative per «Fare dell'Europa un polo di eccellenza in materia di RSI». In tale documento il principale elemento di novità è rappresentato dalla «Alleanza europea per una impresa competitiva e sostenibile» che dovrebbe portare più imprese a collaborare tra loro per andare al di là degli obblighi minimi legali, in favore della società e dello sviluppo sostenibile.
      A livello mondiale sono certamente da assumere a riferimento le iniziative realizzate dalle organizzazioni internazionali, quali il Global Compact delle Nazioni Unite, la Dichiarazione tripartita dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulle imprese multinazionali e la politica sociale, i Princìpi direttivi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico destinati alle imprese multinazionali, l'attività del Council of Economic Priorities Accreditations Agency - CEPAA, e della Social Accountability International - SAI, la cosiddetta «certificazione etica», ovvero la norma internazionale Social Accountability 8000. La certificazione di responsabilità sociale delle imprese non deve perciò essere considerata come una sorta di sostituto alla legislazione sui diritti sociali o sulle normative ambientali, ma deve essere vista come una base equa e universale, un punto di partenza comune per tutte le aziende al fine di sviluppare le prassi socialmente responsabili.
      Attualmente la responsabilità sociale è realizzata, in minima parte e quasi in via esclusiva, da grandi imprese; ma è indubbio che essa riveste notevole importanza per tutte le aziende e per tutti i settori di attività, a partire dalle piccole e medie imprese (PMI) fino a quelle aventi valenza internazionale.
      Anzi, proprio tra le PMI e le microimprese, è essenziale che essa sia sviluppata nel modo più ampio possibile, perché soprattutto in questo ambito si registrano il più grande apporto all'occupazione e la possibilità di migliorare l'idea complessiva delle filiere di produzione.
      Considerata la diversità dei codici di condotta da parte delle imprese su scala planetaria, la SAI ha prodotto una normativa sulle condizioni di lavoro ed un sistema di verifica delle imprese, con certificazione di una parte terza indipendente.
      La norma in questione è la citata SA 8000 ed il suo sistema di verifica fa riferimento a strategie già sperimentate di garanzia di qualità quali ad esempio quelle utilizzate dalla norma ISO 9000.
 

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      Ma a ciò aggiunge numerosi elementi che gli esperti internazionali dei diritti dell'uomo hanno considerato essenziali per corrispondere ai requisiti della responsabilità sociale.
      Evitando di riportare pedissequamente tutta la norma relativa alla SA 8000, alla quale si rimanda integralmente per lo spirito che permea la proposta di legge, è tuttavia necessario ricordare che l'azienda, al fine di conseguire la certificazione, deve osservare le leggi nazionali e le convenzioni ILO specifiche, nonché rispettare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata dall'Assemblea generale dell'ONU il 10 dicembre 1948 e la Dichiarazione dei diritti del fanciullo adottata dall'Assemblea generale dell'ONU il 20 novembre 1959.
      Tra i requisiti essenziali di responsabilità sociale figurano:

          a) il non utilizzo del lavoro infantile;

          b) il non utilizzo del lavoro obbligato o svolto sotto coercizione;

          c) la salubrità e la sicurezza del luogo di lavoro;

          d) il rispetto della libertà di associazione e di contrattazione;

          e) la non attuazione di pratiche discriminatorie e di esclusione;

          f) il non utilizzo di pratiche disciplinari lesive della dignità dei lavoratore;

          g) il rispetto dell'orario di lavoro;

          h) il rispetto dei diritti relativi alla retribuzione;

          i) l'attuazione di sistemi di gestione verificabili e comunicabili all'esterno.

      Siamo in presenza di un ampio spettro di diritti che va ben oltre la tutela di singole categorie o fasce di età, per abbracciare il sistema generale della protezione sociale su scala planetaria.
      Tuttavia è indubitabile che assume particolare rilievo nelle attività di prevenzione dello sfruttamento del lavoro minorile, non solo nel nostro Paese dove è ancora presente, ma anche nei Paesi che intrattengono rapporti economici con le aziende italiane.
      La proposta di legge intende dare più ampio e specifico riconoscimento alle attività del CEPAA e incentiva l'applicazione della certificazione SA 8000 attraverso l'istituzione del marchio etico, inteso come elemento distintivo delle aziende italiane socialmente responsabili.
      Il marchio etico, rilasciato alle aziende in possesso della certificazione SA 8000, può essere utilizzato per tutte le forme di valorizzazione dei beni prodotti o dei servizi resi e per qualificare la propria immagine rispetto ai consumatori.
      Si prevede l'istituzione di un Osservatorio nazionale sulla responsabilità sociale delle aziende, composto da un ufficio di presidenza e da un comitato consultivo nel quale sono presenti i rappresentanti del mondo imprenditoriale e sindacale, delle associazioni dei consumatori, degli organismi di cooperazione internazionale e di difesa dei diritti umani e dell'infanzia, dei Ministeri delle attività produttive, degli affari esteri e del lavoro e delle politiche sociali, nonché delle regioni.
      All'Osservatorio sono riconosciute funzioni specifiche nel campo della responsabilità sociale delle aziende e della promozione e valorizzazione del marchio etico e per sviluppare i rapporti con il CEPAA, l'ILO e gli altri organismi nazionali e internazionali.
      Sono previste specifiche misure di sostegno a favore delle piccole e medie imprese, sotto forma di credito di imposta, per il conseguimento della certificazione SA 8000 e il riconoscimento del marchio etico; inoltre sono introdotte alcune modifiche in materia di esportazione al fine di attribuire una priorità nell'accesso ai benefìci alle aziende titolari del marchio etico.
      Stante l'importanza ed anche in considerazione della discussione avvenuta in Assemblea, nel corso della precedente legislatura, sulle mozioni relative al lavoro minorile, si auspica una rapida calendarizzazione ed approvazione della presente proposta di legge.

 

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